Reggio Emilia – Firenze
19 – 20 Maggio 2016
ORLANDO FURIOSO 1516-2016
Nuovi studio ariosteschi per il quinto centenario dell’editio princeps
INFO:
segreteria@istitutosangalli.it – farstudium@gmail.com
Reggio Emilia – Firenze
19 – 20 Maggio 2016
ORLANDO FURIOSO 1516-2016
Nuovi studio ariosteschi per il quinto centenario dell’editio princeps
INFO:
segreteria@istitutosangalli.it – farstudium@gmail.com
Personale di Marco Bigi
VERNISSAGE
sabato 18 aprile ore 17 Relaziona Prof.ssa Aurora Marzi
Apertura mostra: dal 18 aprile al 10 maggio
ORARI: lunedì – sabato dalle 10-12
INGRESSO LIBERO
Oratorio San Filippo Neri – Via S.Filippo,14 – Reggio Emilia
Le Trame spaziali e musicali di Marco Bigi
La luminosità e la razionale impaginazione spaziale dei segni sono le prime impressioni suggerite dalle opere di Marco Bigi , le sue immagini nascono dalla disposizione sulla tela di inserti provenienti dal mondo esterno , tubuli di cartone e altri materiali poveri ,che nell’insieme formano un intreccio di scultura e pittura. Bigi tende ad azzerare sul piano cromatico la pittura adottando una soluzione monocroma consistente nel ricorso quasi esclusivo al bianco ,un non colore e per questo più vicino alla luce ,la tela viene poi rimodellata ,per superare la piatta bidimensionalità attraverso l’inserimento di oggetti rimodulati con cura e meticolosità dallo stesso Bigi, come sagome tubolari di cartone ,oppure provenienti dal mondo quotidiano ,come i i fiammiferi o gli stuzzicadenti. Nell’insieme questi elementi concreti fissati sulla tela e tinteggiati di bianco formano una trama fitta di segni ,una ragnatele di linee che alludono a composizioni architettoniche come nelle opere intitolate La Città sottile e Miraggio ,che rimandano alle immagini dei grattacieli o delle cattedrali. Bigi ottiene questi effetti plastico-pittorici attraverso un lavoro paziente ,da certosino,come un maestro costruttore erge il suo edificio pietra su pietra ,così Bigi assembla in maniera seriale gli oggetti di” scarto” o quelli confezionati da lui stesso ,riscattandoli dall’essere “cose banali” ,per riconvertirli in una visione differente .Era partito più di dieci anni fa studiando il movimento delle mani ,plasmandole con la plastilina, in un approccio artistico legato inizialmente alla scultura ,in seguito ha iniziato ad elaborare fondi materici ,vagamente informali, ispirati al mondo della natura resa in maniera allusiva e un poco misteriosa ,lo stesso Bigi parla dell’arte del “non vedere”. In opere quali Foresta e Frattura lo sfondo reca ancora tracce di colore steso in partiture tonali, che dialogano con gli inserti materici volti a creare una immagine sospesa e misteriosa . Bigi costruisce delle “scatole” magiche ,che non rivelano del tutto il loro contenuto ,lasciandolo alla fantasia e alla sensibilità dello spettatore. Un rapporto molto stretto si crea tra pittura e musica ,lo stesso autore dichiara di essersi ispirato ai cantautori della sua generazione quali De Andrè e Gaber , ha intitolato un suo quadro Ragnatela proprio pensando a Gaber. Tramite i movimenti ora ondulati, ora a raggiera delle forme lo spazio delle opere di Bigi diviene pulsante ,sembra emettere delle onde ,che vanno al di là degli effetti afferrabili con l’occhio,richiedono l’intervento dell’orecchio ,dell’ascolto. Viste in questa ottica le trame spaziali di Bigi sembrano degli spartiti musicali e forse il biancore dei piani di appoggio , che vuole escludere la sensuale sollecitazione data dal colore, è voluto proprio per concentrare l’attenzione di chi guarda sulle possibilità musicali affidate ad una esecuzione mentale.
Aprile 2015 Aurora Marzi
Marco Bigi nasce a Reggio Emilia nel 1957, attualmente lavora presso uno studio fotografico come addetto al fotoritocco bel settore pubblicitario. “I miei lavori nascono da un percorso che mi ha portato a desiderare di unire vari concetti di pittura e scultura”. Da un lato il concetto di “astratto” come espressione, dall’altro il desiderio che queste forme in qualche modo trascendano il concetto di pittura ma si spostano verso una qualche forma di scultura/architettura. Utilizzando materiali poveri (corde, bastoncini, fiammiferi, cartone, ecc.) cerco di creare un seno di uscita dal quadro, qualcosa che ha vita propria nel creare ombre e luci. Nei pezzi totalmente bianchi questo concetto arriva non disturbato da colori che in qualche modo avrebbero ridotto questo effetto che cambra e muta con il muoversi della luce. “Le mie opere rispecchiano diversi stati d’animo sollecitati dalle musiche di cantautori e dalla realtà quotidiana”
Tintinnando come i campanellini delle slitte fatate arrivano le fiabe
di ceramica del liceo artistico Chierici. Ed ecco che la creta con
forme, colori, smalti, fantasia si trasforma e diventa viva e arriva,
calmo e affabile, baffi, cappello, occhiali, un omone grosso, gentile
e buono è il nonno di tutti i bambini. Mentre l’anziano signore
bonario accenna ad un sorriso, fa capolino la bambina a pois.
Ma non finisce qui: le fiabe continuano. C’è quella della luna che ciarla
col sole. Le stelle marine che sussurrano al mare, i cavallucci poi
tanti colori e tante storie, sembra di sfogliare un libro di Rodari, ma
sono le storie dei bambini. Una carrellata di personaggi in ceramica
recitano con lo spettatore nella sacrestia della chiesa di San Filippo,
dal 22 novembre al 19 dicembre, dal lunedì al sabato dalle 10 alle 12
e dalle 16 alle 18,30 (ingresso libero).
Sono esposte nell’ambito della manifestazione e della mostra”Arte
/immagine, le storie che curano”, insieme alle sculture ceramiche
dell’artista Gaetano Baglieri.
Così prendono vita le fiabe progettate e
realizzate dagli studenti della IVB della sezione Ceramica del liceo
artistico Gaetano Chierici, guidati dalla professoressa Daniela
Santachiara. Storie illustrate dai ragazzi di un’altra sezione del
Chierici, quella di Arti figurative, sotto l’egida del professor Sergio
Zancoghi. Ed ora serviranno a ‘curare’ tanti bambini da quelli
ammalati, costretti nelle corsie degli ospedali, a tutti gli altri.
Saranno raccontate perchè sono educative, fanno ridere e
piangere, insegnano ad accettare la vita, se stessi e gli altri.
Le fiabe di ceramica s’inseriscono nel progetto realizzato dal liceo
Chierici, le associazioni Amici del Chierici e la Casina dei Bimbi
insieme alla Famiglia artistica reggiana.